UNA FOTO AL GIORNO: QUANDO LA TERRA TREMA #2








Ad agosto dello scorso anno, quando ci fu il forte terremoto, non ero in Italia; ad ottobre, durante le prime scosse della seconda ondata, ero a Roma ma non sentii nulla, se ne accorse il mio compagno, che era nel salone, mentre io, in studio non avvertii niente e solo alzando lo sguardo verso il lampadario mi resi conto che stava effettivamente oscillando. Domenica 30 ottobre 2016 invece, saltai fuori dalle coperte, spaventata, perché il letto aveva tremato e il lampadario ondeggiava e tremava tutto. Ricordo che era ancora relativamente presto e poi era una domenica, quindi mi ero attardata a letto, godendomi il riposo domenicale, ma d'un tratto la mia cagnolina (che dormiva accanto a me), schizzò in piedi, spaventata e io balzai dal letto, l'afferrai veloce e corsi in cucina, sotto lo stipite della porta. Rimasi lì riflettendo sul da farsi -o almeno cercando di riflettere - e intanto il tempo passava e tutto continuava a vibrare; in realtà poi mi resi conto che si trattò di secondi, ma a me parve un'eternità. 
Da quella mattina, per settimane intere, vissi con un cappotto, la borsa con dentro documenti, cellulare e portafoglio e una valigia 24 ore, il tutto accanto al tavolo della cucina, pronti per essere presi in caso di improvvisa necessità, in caso di esser costretta a fuggire di corsa, insomma. 
Inoltre andavo a letto con la tuta, la felpa, le scarpe da ginnastica e il guinzaglio di Lisa e di Sandra, tutto quanto appoggiato sulla sedia vicino al letto e anche quelli pronti per esser indossati velocemente. Ad ogni vibrazione, per giorni, ho acceso la luce guardando diffidente il lampadario: se muoveva significava pericolo. 
Parlando con delle amiche che vivono nella mia stessa strada mi sono resa conto che di fatto ero solo io ad aver preso quelle precauzioni, loro no, non si preoccupavano minimamente... beata incoscienza, o forse invece sono solo io ad essere ansiosa per natura, vatti a sapere. Resta il fatto che oggi ero ben contenta di non trovarmi a casa quando ci sono state le scosse che, dicono, sono state avvertite chiaramente anche nella capitale. 
Conosco una signora, che fa l'infermiera qui a Roma e che è originaria di Amatrice. Lì ha tutto: affetti, amici, una casa in cui sognava di trascorrere la vecchiaia. Ho detto "ha tutto", ma avrei dovuto scrivere "aveva tutto", poiché ora sono rimaste solo macerie, macerie della casa, macerie di una vita.
Come lei migliaia di altre persone vivono un'esistenza che di vita ormai ha ben poco e che  è invece un incubo, un incubo che pare non avere fine. Il sindaco di Amatrice, in televisione, oggi, ha detto che nonostante tutto vuole continuare a credere che la notte finirà e il sole sorgerà ancora. Lui è il primo cittadino, non può lasciarsi andare allo scoramento, lo deve fare per dovere istituzionale e per dovere nei confronti dei suoi concittadini; in tutta sincerità mi chiedo intensamente come fa, però; come fanno tutti? 
Non riesco nemmeno a immaginare cosa possano provare  quei poveretti che vivono nelle zone dell'epicentro di questo maledetto mostro. Mentre scrivo "maledetto mostro", penso però che il terremoto non è un mostro, il terremoto è parte della Natura e son fortemente convinta che i mostri invece sono certi esseri umani che, pur sapendo che il Centro Italia è una zona a forte rischio sismico, in decennni non hanno mai fatto nulla di concreto per costruire con norme antisismiche sicure, come quelle che ci sono in tante parti del mondo soggette a terremoti. 
Ecco, per la seconda volta in meno di una settimana, sia pure per ragioni diverse l'una dall'altra, mi sono resa conto che io ho scelto di nascere - e di vivere- nella parte sbagliata del mondo, quella dove un terremoto di magnetudo superiore a 5 può distruggere una vita intera, mentre ad esempio in Giappone, o in Cile, scosse di magnetudo anche superiori a 6 non causano più alcun danno. 
Perché noi, in Italia, chiudiamo sempre la stalla quando i buoi sono scappati? Perché?!

Il mio pensiero va a tutti coloro che soffrono per il terremoto in Centro Italia, a tutti: uomini e animali

©MonicaCillario






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