UNA FOTO AL GIORNO: IL PICCOLO CACTUS RINGRAZIA





Un giorno, all'inizio di Dicembre, vicino alla cassa del supermercato ho visto lui. Mi guardava e mi diceva prendimi, per favore, prendimi, tanto costo pochissimo; allunga la mano e portami a casa con te. Gli ho dato retta, ho allungato la mano e l'ho portato a casa con me. Non solo, l'ho anche caricato sull'auto quando son partita per Nizza ed è così che ha trascorso con me le feste natalizie. In realtà però, presa da mille impegni, non l'ho ascoltato come avrei dovuto; e sì, perché lui continuava a parlarmi, ma, vuoi perché ha una vocina flebile, quasi sussurrata, vuoi perché io son distratta, resta il fatto che non ho prestato attenzione a tutto quello che mi diceva.
Poi, d'improvviso, l'altro giorno l'ho sentito. Era lì, in mezzo alle altre piante, mi guardava e mi supplicava: toglimi questi spuntoni orribili che mi hanno messo per farmi sembrare un cretino e che mi fanno male, tanto male davvero; e levami anche questo stupido cappellino, che mi soffoca! Per favore! Tanto Natale è passato e non ha proprio più senso questa pagliacciata.
E già, mi diceva proprio così e io allora gli ho tolto prima lo spillino che teneva gli occhietti di plastica e i baffotti e poi lo spillone che aveva conficcato in cima e che teneva dritto il cappellino rosso e... meraviglia: c'era una punta verde chiaro che arrancava per respirare. 
E così l'ho guardato meglio e ho visto che, da quando lo avevo comprato, lui aveva messo tanti piccoli nuovi getti, in basso, quasi come fossero manine che si agitavano per attirare la mia attenzione sulla sua sofferenza. E pensare che io nella mia idiozia lo avevo anche chiamato "Natalino"... ma mi sa che dovrò trovargli un altro nome, questo son sicura che non gli piaceva affatto.








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