UNA FOTO AL GIORNO: L'AMANTE GIAPPONESE


La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l'allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi. 

(Isabel Allende- L'amante Giapponese-)






Ho appena finito di leggerlo, ma non è di questo libro che vorrei parlarvi (cioè, se vi va di leggere qualcosa di bello, leggetelo, perché secondo me è un libro bellissimo, ma fate come volete).
In realtà sto scrivendo queste righe per me stessa, oltre che per chi avrà voglia di leggermi. Le sto scrivendo per ricordarmi certi stati d'animo. 
Questo libro, L'amante Giapponese intendo,  mi ha fatto venire in mente un altro libro, sempre dell'Allende (La casa degli Spiriti), ma non è nemmeno di questo libro qui che vi voglio parlare, è solo che il libro dell'Allende mi ha ricordato un altro libro dell'Allende che mi ha fatto venire in mente un'estate, una mia estate, per l'esattezza, una mia estate felice, per essere ancora più precisi; un'estate in cui sono stata felice nel modo nel quale la felicità è descritta nella frase iniziale.
Nel luglio del 1996, stavo trascorrendo una vacanza in un posto di mare, su un'isola; era la prima estate senza mio padre. 
Ero molto stanca -fisicamente e psicologicamente-  e con il mio compagno di allora eravamo andati a riposare, ospiti nella villa al mare di suo padre. 
La mattina mi alzavo, facevo colazione e poi mi sdraiavo su una sedia a sdraio posta nell'erba, in un angolo riparato del giardino, lontano dalla piscina, dai rumori, dalla chiassosa allegria. 
Da lì dov'ero potevo sentire solo lo sciabordio calmo delle onde. Mi sedevo con il mio libro, uscivo dal mio mondo per entrare in un altro e sono entrata e uscita da questi mondi per l'intera vacanza di due settimane. Leggevo con parsimonia per far durare il libro il più possibile. 
La casa degli spiriti è molto bello (di sicuro migliore del film che ne hanno tratto), ma quel libro a me piace perché mi ricorda quella vacanza, anzi le sensazioni che provai fra me e me durante quei giorni; viste le circostanze infelici del tempo, è stata una bolla di felicità: silenziosa, tranquilla, dolce; un momento unico in cui mi svegliavo con addosso uno stato intimo di soddisfazione (per qualche giorno ricordo che avevo anche voluto bene a me stessa, a quella me stessa orfana di un padre che non c'era stato mai veramente, nemmeno quando era in vita). 
Non fraintendete: non mi manca quella storia di quel mio periodo; è stata bellissima, ma non mi manca più e poi non è della mia storia che voglio parlare, sarei davvero banale se qui vi parlassi di sentimenti personali e voi non meritate tanta banalità... no, non è di questo quindi che mi interessa discorrere con voi; quello che mi piace raccontare è il ricordo... il ricordo della tranquilla felicità che provavo seduta su quella sdraio mentre sfogliavo le pagine di quel libro. 
Tutto questo per dire che stavo riflettendo sul fatto che i libri hanno tante cose belle, che nemmeno sto qui ad elencarvi - tanto le sapete già-  ma secondo me, una fra le più belle cose che hanno è anche quella legata ai ricordi che ci fanno venire in mente, intendo ai ricordi delle sensazioni che provavamo mentre leggevamo un determinato libro. 
Non sempre quei ricordi sono piacevoli, certo... ma sono comunque parte del nostro cammino qui su questa terra. 
Tutto qui. 


© Monica Cillario

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