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Visualizzazione dei post da 2011
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 Natale a perdere   Guardo l'angolo del salone dove di solito in questo periodo troneggia l'albero di Natale. Ora invece c'è una sedia con tanti panni da stirare perché quest'anno non l'ho fatto. Il giorno in cui per tradizione lo si deve preparare, l'8 dicembre, tu e io abbiamo litigato, ma proprio di brutto, altro che fare l'albero insieme... di insieme non c'è rimasto nulla, nemmeno i ricordi: distrutti anche quelli, frantumati, sbriciolati dalla sequenza di parole che abbiamo sparato l'uno contro l'altra, come pallottole. À la guerre comme à la guerre, si dice così e noi la guerra ce la siamo fatta e non abbiamo lasciato prigionieri, son morti tutti, ricordi compresi. Continuo a fissare quello spazio, penso all'icona natalizia che non c'è; la sua assenza mi ferisce, come se il puntale mi si fosse conficcato nel petto. Ho distrutto il tuo presepe familiare, così mi hai detto, guardandomi con quell'odio la cui luc
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Quando una mia foto suscita delle emozioni mi sento particolarmente gratificata, per un breve attimo trovo che la vita abbia un senso http://www.larivistaintelligente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=976%3Aimmagina-5&catid=77%3Aimmagina&Itemid=356

Consigli per i niente estivi

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http://www.osservatoriodigitale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=584:30-osservatrice-romana&catid=32:osservatrice-romana&Itemid=38

IL PORTONE

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Sono a Roma e penso a Nizza, alla casa del quartiere dei musicisti. Penso che se adesso prendessi un aereo e volassi lì e poi suonassi al portone di Rue Rossini, dove c'è l'appartamento di mia madre, non mi aprirebbe nessuno. Mia madre non c'è più, è morta; non so dov'è la sua anima ma so dov'è il suo corpo: si sta decomponendo chiuso in una bara sepolta nel cimitero di Cimiez. La morte è l'unica cosa certa che abbiamo nella nostra vita, però, ogni volta che muore qualcuno che ci è stato caro (magari ci ha fatto soffrire maledettamente, ma gli abbiamo voluto bene), ogni volta che ciò accade, soffriamo e ci disperiamo e ci domandiamo " perché?"  quasi stupiti che quest'unica cosa ineluttabile e certa sia accaduta. Sapevo che lei era gravemente malata e sapevo che sarebbe morta in pochi mesi, ma quando è successo non sono riuscita a contenere il mio stupore. Stupore sì, in effetti ero più stupita che addolorata, ero stupita e stordita. Il dolore è

Quello che si dice in giro...

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http://fotografia.guidaconsumatore.com/001724_pasolini-commosso-ricordo-nella-mostra-fotografica-di-monica-cillario/

Francesca Woodman: si inaugura oggi la mostra a Roma

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Cliccate il link per leggere l'articolo http://www.osservatoriodigitale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=569:29-osservatrice-romana&catid=32:osservatrice-romana&Itemid=38

Cillario e Abbate: foto e poesia per Pasolini

 Cliccate il link per leggere l'articolo http://www.flaneri.com/index.php/flaneri/leggi/cillario_e_abbate_foto_e_poesia_per_pasolini

Fulvio Abbate vs Monica Cillario (di Maria Arcidiacono)

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http://www.artapartofculture.net/2011/05/10/fulvio-abbate-vs-monica-cillario-di-maria-arcidiacono/

Mostra fogografica "Roma, via Fonteiana 86, qui Pasolini ha scritto 'Le ceneri di Gramsci'"

Foto di Monica Cillario, testi di Fulvio Abbate. Roma, Galleria Monserrato Arte900, via di Monserrato 16 (cliccate sul link per vedere il video) http://www.youtube.com/watch?v=60_gBQtJInA

Una foto al giorno: sans titre

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  Dinnanzi ad un simile orizzonte tutto sembra possibile http://www.youtube.com/watch?v=fd_nopTFuZA

Una foto al giorno: pomeriggi estivi

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I pomeriggi estivi, in città. Un libro, un gin tonic, una sigaretta, anzi, una Muratti, un po' di musica e nessun ricordo. La solitudine me la tengo stretta. Il colore? Non c'è, la solitudine non ha colore: muta secondo gli stati d'animo.

Una foto al giorno: solitudini metropolitane

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     "Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure". Questa frase di Italo Calvino accompagna la mia vita di torinese trapiantata a Roma. L'urbe, la caput mundi -per una provinciale come me-  appena giunta qui era una metropoli ma poi è diventata solo una città e nemmeno delle più tentacolari. In fondo, a guardarla bene Roma cos'è? Una somma di tante borgate. Prendiamo Trastevere, per esempio: è un paesone dove, di giorno, tutti conoscono tutti. Ci si sente più a casa, meno soli, forse. Finché non piomba la notte.  Lo stesso si può dire per Monte Verde vecchio o San Lorenzo. I sogni col tempo sono quasi tutti spariti, di sicuro si sono diluiti, schiariti, quasi dissolti. Le paure, ovviamente, restano e fanno compagnia alle inquietudini, quelle che nascono dal sentirsi sempre più isolati in mezzo alla gente, ai rumori, al traffico. Quelle che ti seguono quando entri in una rosticceria per comprarti una cena già pronta da riscaldare al micr

"ROMA, VIA FONTEIANA 86, QUI PASOLINI HA SCRITTO 'LE CENERI DI GRAMSCI'"

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Fotografie di Monica Cillario e testi di Fulvio Abbate  Scrive Fulvio Abbate: “Via Fonteiana, vista con gli occhi del presente, è una strada per ceti medi. Era invece il 1955 quando lo scrittore Pier Paolo Pasolini e sua madre Susanna Colussi, insegnante, presero a cercare un affitto, qualcosa di “decoroso”. Lo trovarono appunto al civico 86 di via Fonteiana, ... fra piazza Ottavilla e piazza Fonteiana, poco prima della discesa ulteriore di via Abate Ugone, la borgata di Donna Olimpia, dove, fra l’altro, si svolge il romanzo “Ragazzi di vita”. Un parallelepipedo intonacato d’ocra, senza particolari segni di estro architettonico, eppure dall’ingresso spazioso, luminoso, nel quale la famiglia Pasolini poté prendere subito posto. Un vecchio quaderno delle elementari mostra i cognomi degli inquilini freschi allora di contratto: in corrispondenza del quarto piano, accanto al numero dell’interno 26, appaiono le generalità di “Pasolini Carlo Alberto”, il padre dello scrittore,

Una foto al giorno

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Beaudelaire, i gatti, le sue poesie “sul” gatto,  "il gatto" per eccellenza. Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux; Retiens les griffes de ta patte, Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeaux, Melés de métal et d’agate. (Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato, ritira le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi occhi in cui l’agata si mescola al metallo)   Sono versi che molti di noi sicuramente ricordano. La mente prende il volo e mi porta ad un amore onnipresente nella memoria dell’anima  ma ormai lontano e perso per sempre. Gatto e amore, inteso come essere amato,  è un’associazione che  mi nasce spontanemante da quando ho imparato cosa significa amare, amare qualcuno sapendo che non ti apparterrà mai completamente, così come il gatto non appartiene mai interamente al proprio  "padrone"  né pretende che il padrone gli appartenga totalmente. C’è un che di tristemente meraviglioso in questa sensazione. Il quadro alle spalle m

La fotografia è morta?

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http://www.osservatoriodigitale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=548:28-osservatrice-romana&catid=32:osservatrice-romana&Itemid=38

Quello che farò prossimamente

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CHI MI AMA MI SEGUA

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In Italia quando ci sono di mezzo passione e non professione, amore e non mestiere, pochi ti prendono sul serio. Ecco, questa frase presa dal blog "Fotocrazia" di Michele Smargiassi su "Repubblica", fa decisamente al caso mio.   Ora, con questo mio blog, inizio un esperimento estremamente personale che al tempo stesso è un progetto ambizioso: vedere quanti mi seguiranno anche se non scrivo su una grande  testata e non sono pagata (dunque non lo faccio per "mestiere" - per quanto, a mio parere, già vivere è un mestiere, tanto per parafrasare Pavese-). Il lavoro di fotografo e di giornalista- anche se ancora senza tesserino, ma ci sto lavorando- per come lo vivo io personalmente, non è solo scattare fotografie e/o riportare notizie, è anche tenersi informati sui libri interessanti che gravitano intorno all'universo della fotografia e discuterne il contenuto insieme ad altri, è corredare l'emozione di una foto con l'emozione espressa attrave