Una foto al giorno
Beaudelaire, i gatti, le sue poesie “sul” gatto, "il gatto" per eccellenza.
Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux;
Retiens les griffes de ta patte,
Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeaux,
Melés de métal et d’agate.
(Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato,
ritira le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi occhi
in cui l’agata si mescola al metallo)
Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux;
Retiens les griffes de ta patte,
Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeaux,
Melés de métal et d’agate.
(Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato,
ritira le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi occhi
in cui l’agata si mescola al metallo)
Sono versi che molti di noi sicuramente ricordano.
La mente prende il volo e mi porta ad un amore onnipresente nella memoria dell’anima ma ormai lontano e perso per sempre. Gatto e amore, inteso come essere amato, è un’associazione che mi nasce spontanemante da quando ho imparato cosa significa amare, amare qualcuno sapendo che non ti apparterrà mai completamente, così come il gatto non appartiene mai interamente al proprio "padrone" né pretende che il padrone gli appartenga totalmente. C’è un che di tristemente meraviglioso in questa sensazione.
Il quadro alle spalle mi riporta agli anni dell’adolescenza, quando vivevo in una città di provincia, al Nord, in Piemonte ; mamma, papà, un tempo ormai perduto ma continuamente con me, nei meandri del mio Io, anche se comunque dissolto inesorabilmente; perduto come l’Amore, quello che ti fa stringere lo stomaco, che ti dà quella sensazione, anche proprio fisica, di nodo alla gola e di gambe che ti tremano. E’ una foto che mi fa provare un'algida malinconia. Mi fa risentire, per un breve istante, quel groppo al cuore che solo il primo amore adolescenziale -il solo e unico che ritira le unghie nelle zampe - ti procura, una volta e una soltanto, poi non più, poi mai più.
Il colore ? Bianco; come bianca è la neve dei paesaggi della mia adolescenza, come bianco è l’abito delle spose di maggio, come bianco è il candore perduto e mai più ritrovato. Come bianco è il colore del Nulla in cui è bello sprofondare per il tempo, rapido, di un ricordo che fugge.
La mente prende il volo e mi porta ad un amore onnipresente nella memoria dell’anima ma ormai lontano e perso per sempre. Gatto e amore, inteso come essere amato, è un’associazione che mi nasce spontanemante da quando ho imparato cosa significa amare, amare qualcuno sapendo che non ti apparterrà mai completamente, così come il gatto non appartiene mai interamente al proprio "padrone" né pretende che il padrone gli appartenga totalmente. C’è un che di tristemente meraviglioso in questa sensazione.
Il quadro alle spalle mi riporta agli anni dell’adolescenza, quando vivevo in una città di provincia, al Nord, in Piemonte ; mamma, papà, un tempo ormai perduto ma continuamente con me, nei meandri del mio Io, anche se comunque dissolto inesorabilmente; perduto come l’Amore, quello che ti fa stringere lo stomaco, che ti dà quella sensazione, anche proprio fisica, di nodo alla gola e di gambe che ti tremano. E’ una foto che mi fa provare un'algida malinconia. Mi fa risentire, per un breve istante, quel groppo al cuore che solo il primo amore adolescenziale -il solo e unico che ritira le unghie nelle zampe - ti procura, una volta e una soltanto, poi non più, poi mai più.
Il colore ? Bianco; come bianca è la neve dei paesaggi della mia adolescenza, come bianco è l’abito delle spose di maggio, come bianco è il candore perduto e mai più ritrovato. Come bianco è il colore del Nulla in cui è bello sprofondare per il tempo, rapido, di un ricordo che fugge.
La canzone? "Love and War" di Neil Young. Perché? Perché sì.
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