UNA FOTO AL GIORNO: CHERI E LILLINA








Chi mi segue conosce Cheri, perché di lui ho parlato diverse volte: qui, ad esempio; e come saprete alla fine avevo dovuto rimetterlo in una gabbietta da solo (potete leggere qua ).
Lui è il mio preferito perché rappresenta quello che in fondo siamo un po' tutti -magari non sempre, non continuativamente, ma almeno a tratti sì- ossia uccellini con un'ala spezzata. 
Cheri però, nonostante non possa volare, in questi ormai 4 anni che è con me ha sempre dimostrato una grande forza di volontà, un gran coraggio e uno spirito di adattamento che spesso gli ho invidiato. 
Ma vi parlo di nuovo di lui perché  la sua "avventura" dimostra che nella vita si deve sempre sperare, non bisogna mai scoraggiarsi (lo so, non è facile, ma bisogna farlo). 
Come dicevo all'inizio, dopo alcuni mesi di vita nella gabbia grande insieme agli altri miei agapornis (un periodo in cui lui era felice perché  aveva compagnia, pensava di aver trovato una famiglia insomma), ho poi dovuto rimetterlo nuovamente in una gabbia da solo, per proteggerlo dall'esuberanza degli altri. Lui, non potendo volare, era comunque penalizzato, finiva spesso sul fondo della gabbia per via delle spintonate -anche involontarie- degli altri compagni e a furia di cadere giù un giorno si fece davvero male, pensavo che non ce l'avrebbe fatta, ebbi veramente paura per lui e lo tenni per tutta la sera fra le mie mani in un cappellino di lana; il giorno dopo lo portai dal veterinario e questi per visitarlo lo prese in mano e lui si agitò come un matto, allora io lo ripresi fra le mie mani e subito lui si calmò: rimasi esterefatta perché questo voleva dire che Cheri mi riconosceva e si fidava di me. Il veterinario mi disse che non si capiva bene cosa avesse, forse aveva preso un colpo molto forte cadendo sul fondo della gabbia e non mi dette molte speranze. 
Tornata a casa lo rimisi nella sua vecchia gabbietta, gli detti alcune goccine di antidolorifico specifico per uccellini e misi la gabbietta accanto a me sulla scrivania per non dargli la sensazione di essere abbandonato a se stesso. Nel giro di pochi giorni si riprese! 
Da allora però rimase da solo, perché non mi fidavo più di rimetterlo con gli altri. Poi, ai primi di gennaio, provai a mettere uno dei tre figli di Kikì e Rorò nella gabbietta insieme a Cheri: fu un disastro! 
Cheri, essendo un carattere buono e gentile, accolse subito il nuovo venuto con allegria, ma purtroppo  non venne ricambiato e il risultato fu che finì con lo starsene  tutto il giorno a terra in un angolino della gabbietta, spaventato e triste mentre l'altro spadroneggiava in quella che era casa sua (sua di Cheri, intendo). Sconsolata tolsi il nuovo venuto e Cheri tornò a vivere da solo, ma non se la prese più che tanto; tornò a mangiare tranquillo e a dondolarsi sull'altalena e mentre mi guardava sembrava dirmi: meglio solo che male accompagnato.
Io però vedevo che Cheri non era poi così contento, perché quando lasciavo svolazzare per casa gli altri inseparabili, lui li seguiva con lo sguardo e sbatteva le alucce: che pena!!! 

Così, alcune settimane fa decisi di fare un altro tentativo con un un'altra delle figlie di Kikì e di Rorò e questa volta scelsi Lillina, che secondo me è quella che fra i suoi fratelli e sorelle ha preso il carattere dolce del padre,  di Rorò. 

Appena dentro la gabbia Cheri l'ha osservata curioso ma guardingo; lei non ha fatto gesti aggressivi e così lui si è avvicinato e ha cominciato a darle beccatine gentili sul becco e sul capino e poi le beccatine si sono subito trasformate in bacetti e -finalmente!- in bacetti contraccambiati.


Morale: dopo pochi giorni, Cheri ha avuto la sua prima notte di nozze e ora sono tutti e due felici e contenti e Cheri, che sembrava condannato a vivere senza volare e in completa solitudine ora fa invece voli pindarici con il cuore e ha trovato non solo compagnia, ma proprio l'amore!
Quando lo guardo mi sorride felice e mi dice: io te lo dico sempre, Monica, mai scoraggiarsi.




© Monica Cillario

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