UNA FOTO AL GIORNO: LUCIDANDO LO SPECCHIO

mala tibetano


È la nostra vita il campo di battaglia, l'unico campo. Non sono gli altri i nemici, ma quello che noi proviamo verso di loro. Non sono le circostanze negative gli ostacoli, ma la nostra voglia di arrenderci, il nostro sentirci inadeguati e senza speranza. Non sono le malattie o la morte i nostri demoni, ma la paura, il dolore che impedisce di vivere. Non è il potere malvagio a fermarci, ma il nostro senso di impotenza che immobilizza i giorni e li ripete uguali. C'è in ogni istante della nostra vita la possibilità di rimanerne intrappolati o di intraprendere una lotta. Con forza, davanti al Gohonzon, recitando o ricominciando a recitare credendo nella Buddità che Nichiren ha mostrato e lasciato per i nostri occhi. Perché continuassimo a impararla ogni giorno, ascoltando la nostra voce, guardando myo e tutti gli dei e i demoni e gli esseri di tutti i mondi concentrati ad ascoltare la Legge come noi, assieme a noi. Anche adesso il nostro corpo, la nostra mente, la nostra vita è questo campo di battaglia. Non importano gli errori commessi, gli sbagli, i pensieri inutili, il tempo perso, in ogni "adesso" possiamo ricominciare a recitare con lo spirito di vincere l'oscurità che ci sta fermando. Anche se ancora non la vediamo. Anche se non ci sembra di averne tanta. "Lucidando lo specchio", come afferma una famosa frase di Gosho, potremmo davvero vederla la nostra vita. Con i suoi antri bui e i suoi tranelli da stanare, riconoscere, curare. Con il suo potenziale, la sua gioia e la sua luce, in quel suo essere la manifestazione di Myoho-renge-kyo.
Certo, ci vuole coraggio. Ci vuole il coraggio di recitare molto, di non lasciarsi prendere da pigrizia, arroganza, superficialità. Ci vuole allenamento e voglia di crescere sempre, voglia davvero di imparare a contare prima e solo sulla propria fede. Prima dei pensieri e dei giudizi, delle rabbie, anche prima dei dolori. E sicuramente è una fatica immane. Così come è faticoso e spesso poco soddisfacente il vivere in questo mondo di sofferenza, di saha come recita il sutra. Ma è una fatica bella, è una fatica che sa di verità e di gioia quella di quando lottiamo contro la nostra oscurità, una fatica preziosa e appagante rispetto a quella di esserne succubi, preda di emozioni, pensieri, azioni e reazioni a catena che non costruiscono nulla. Ed è una lotta che sa di amore. Perché ogni volta che ho vinto io so che non ho vinto solo per me. Perché la vita che ho scelto, che ho tra le mani, è l'unico strumento che possiedo per provare a illuminare, anche di poco poco, il mondo. E ogni volta che vinco su un demone, su un ostacolo, sull'oscurità che annerisce la mia vita e i miei stati vitali, spargo di gioia l'universo.
Per questo i demoni non devono fare paura. Che "il saggio si rallegra e lo stupido indietreggia", forse significa anche questo. Rallegrarmi di poter cambiare, inventare di nuovo e da capo la vita e con la mia vita tutto quello che tocco, che annuso, che guardo. E se li riconosciamo i nostri demoni, se siamo allenati o ci alleniamo a riconoscerli, iniziamo già a sconfiggerli, soltanto a vederli chiari nel loro limpido intento di allontanarci dalla fede e dal Gohonzon.
''Speciale''
''Vincere è una parola bella''
Buddismo e Società n.133.

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