IN RICORDO DI PIER PAOLO

Sto percorrendo a ritroso il viaggio in treno che Pasolini fece nei primi anni '50 del secolo scorso. 

Lui partì (o forse sarebbe più esatto dire "scappò") da Casarsa per venire a Roma, facendo il viaggio in treno con sua madre; io invece sono partita da Roma per andare a Casarsa, con un treno super-veloce, che all'epoca di Pasolini non esisteva, e viaggio da sola. 

Vado a Casarsa per montare la mia mostra  "Pasolini, Roma e la casa delle Ceneri" -con foto mie e testi di Fulvio Abbate- che verrà ospitata al Centro Studi Pasolini.

Lungo il percorso non posso non rendermi conto che  l'Italia di Pasolini non esiste più e la società si è trasformata, ma la cosa sorprendente è che per molti versi Pasolini aveva previsto tutto.

Sul suo treno ci saranno sicuramente stati degli emigranti, sul mio, oltre ad una suora che vale per tutte le stagioni, ci sono un'infinità di turisti: fino a Firenze c'era un gruppo di starnazzanti spagnole, ora sono salite un inglese e due russe e accanto a me è seduta una giapponese che guarda un video - ovviamente giapponese - sul suo computer portatile, ridendo come una matta per scene idiote che sinceramente non fanno affatto ridere.

Il mondo, dai tempi del viaggio di Pasolini e sua madre, è cambiato, ma è cambiato anche rispetto a quando io stessa ero una ragazzina piena di speranze che viveva a Firenze e sognava di trasferirsi a Roma. 

Fra Bologna e Venezia, giovedì 3 aprile 2014 (da "Diario di una fotografa" di Monica Cillario)

 

©MonicaCillario, tutti i diritti riservati.


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