APPUNTI DI FOTOGRAFIA: LA PRIMA GIORNATA NAZIONALE DELLA RESISTENZA FRANCESE

 

 
27 maggio 2014- prima Giornata Nazionale della Resistenza Francese



Roger Mich

 

 

Fotografare per non dimenticare.

  E’ di questi giorni la polemica fra Gianni Berengo Gardin e altri fotografi riguardo alla fotografia come arte versus fotografia come documento.
Personalmente non entro nel merito, per il semplice motivo che ritengo che l’una non escluda l’altra e non vedo la necessità di farne un dibattito che, secondo me, avrebbe come soggetto il sesso degli angeli.
Come fotografa non sono io a poter definire se alcune mie foto siano o meno “arte”: per me sono foto, più o meno belle - anche questo non sta a me giudicarlo - ma il fatto che siano foto, per il mio lavoro, è più che sufficiente.
Più che dividere fra scatti artistici e non, io suddivido la mia attività fra concettuale e documentaria.
Per indole sono più portata ad un lavoro concettuale ma il fatto che ovunque vada io porti sempre con me una macchina fotografica la dice lunga riguardo alla mia convinzione che fotografare è comunque spesso documentare.
A volte si documenta programmando, altre per puro caso.
E’ esattamente ciò che mi è accaduto ieri.
Stavo tornando a casa quando in un giardino pubblico mi è caduto l’occhio su un gruppo di persone, alcune delle quali in alta uniforme.
Incuriosita mi sono avvicinata: c’erano soldati di diversi corpi e tutti in alta uniforme, persone molto anziane in abiti civili ma con diverse medaglie sul petto, c’era anche una banda militare, personalità politiche e alcuni gendarmi.
Ho domandato ad un poliziotto che cosa stessero commemorando: “Bonne question  (buona domanda ndr), mi ha risposto il tipo, confessando così di non sapere per quale motivo fosse lì ad occuparsi del servizio d’ordine.
Riporto questo fatto perché la dice lunga su come, purtroppo, certi avvenimenti della nostra storia (niente affatto molto passata, dal momento che per la Storia -quella con la “S” maiuscola- meno di 100 anni sono pochissimi), siano ormai purtroppo buttati nel dimenticatoio.
Dopo aver fatto la domanda e non aver ottenuto la risposta, ho cominciato comunque a scattare poiché l’istinto mi diceva che qualunque cosa stessero facendo lì quelle persone, era sicuramente un fatto che valeva la pena d’essere documentato e… non mi sbagliavo.
Non so come la pensiate voi, ma personalmente sono convinta del valore del ricordo, soprattutto quando si tratta di ricordare gesta che hanno permesso a me e a tutti noi di essere liberi (o almeno più liberi di come saremmo se in Europa fossimo stati costretti a parlare tutti tedesco -lingua che amo molto, essendo quella di Goethe, ma che sono contenta sia rimasta appunto la lingua di Goethe e non quella di Hitler-).
Arrivando al dunque: fra gli altri l’occhio mi è caduto su un signore anziano, dall’aspetto gentile, con sulla giacca una sfilza di medaglie. Mi sono avvicinata e gli ho chiesto se potevo fotografarlo e lui mi ha risposto con un sorridente “Ma certo”.
Poi gli ho domandato chi fosse e mi ha detto il suo nome. Il signore era (anzi è) Roger Mich.
Chi è? mi direte voi. E’ uno dei tanti che hanno combattuto nella Resistenza (in questo caso francese) e che è ancora qui a testimoniare quanto accadde 70 anni fa.
Mi ha indicato alcune delle medaglie che aveva sul petto, spiegandomi cosa fossero, poi mi ha detto che era riuscito a scappare; io gli ho domandato “a scappare da cosa? e lui, serafico, con quella calma che solo gli anziani riescono a sfoggiare, quelli che ne hanno passate tante, mi ha risposto “dalla Gestapo. Sa mia cara, io durante la guerra ero nella Resistenza” e poi ha aggiunto “ma ormai di tutto questo non importa più nulla a nessuno”. 
Ho subito pensato al gendarme che poco prima non sapeva che cosa stessero commemorando e mi si è stretto il cuore, perché io a quel signore avrei voluto dire che no, che si sbagliava, che queste cose sono ancora importanti, che il ricordare è importante e la gente in effetti ricorda e tra l’altro è quello che gli ho detto, ma mentendo sapendo di mentire e lui mi ha ascoltata fingendo di credermi  (d’altra parte, ad uno che è sfuggito dalle grinfie della Gestapo non gliela fai così sotto il naso: mi ha guardata continuando a sorridere, sapendo che dalle mie labbra erano uscite parole che avrebbero voluto, con tutto il cuore essere sincere, ma che purtroppo si sgretolavano contro la realtà dei fatti).
 E i fatti sono che il 27 maggio di quest’anno (ossia ieri, quando per caso mi sono trovata a passare in quel giardino pubblico vicino casa), in Francia è stata proclamata la Giornata Nazionale della Resistenza.
La data, ovviamente, non è stata scelta a caso: è l’anniversario della creazione del Consiglio Nazionale della Resistenza, fondato dalla Francia Libera intorno alla figura di Jean Moulin al fine di dare più coesione ed efficacia ai diversi movimenti di Resistenza Francese durante l’occupazione tedesca.
E’ stata istituita dal Senato e la sua prima edizione è appunto quella di quest’anno: hanno deciso di creare questa giornata perché gli anni passano ma è importante che il ricordo resti.
A casa ho fatto delle ricerche e ho scoperto che la mozione sulla Giornata Nazionale della Resistenza Francese non è passata all’unanimità, due senatori hanno infatti votato contro.
Questo mi ha resa anche più soddisfatta di aver scattato le foto, perché documentare, in questi casi, aiuta a non dimenticare e nel mio piccolo ho dato il mio contributo alla Memoria, rendendo meno vano quello che Roger Mich e moltissime altre persone fecero in quegli anni bui che ora meritano di essere riportati alla luce, appunto, per non dimenticare.
E spesso le foto a che servono, se non a ricordare?

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