UNA FOTO AL GIORNO: UN RUSSO CHE MI PIACE, BORIS PASTERNAK

 

L'uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere

L'uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere



Mai buttare il bambino con l'acqua sporca, men che meno in questo tragico momento. In questi giorni più di 7mila russi sono stati incarcerati perché hanno manifestato contro la guerra, quindi non dimentichiamo che non tutti i russi sono dei mostruosi guerrafondai, non facciamo di tutta l'erba un fascio. Putin e i suoi accoliti sono dei mostri, ma io in questi giorni voglio concentrarmi su quello che c'è di buono nel mondo, anche in Russia.

L'orrore è sempre stata la dittatura comunista che l'Unione Sovietica ha instaurato nel secolo scorso, ma questa dittatura è spesso stata subita dai russi e non amata e voluta da tutti quanti, anzi. 
Certo, sarebbe ora che si ribellassero, ma è facile per me (e forse per molti di voi ) pensarlo; è facile dire "ribellatevi"  standosene relativamente al sicuro nelle nostre democrazie; è un po' come dire "armiamoci e partite": rasenta quasi l'immoralità e di sicuro è stupida ingenuità.

Io mi auguro che quanto sta accadendo scuota il popolo russo e probabilmente lo farà, ma ci vorrà tempo, la rivoluzione non è dietro l'angolo. E nel frattempo? Nel frattempo io mi concentro sui russi che ho sempre amato, sui russi che sono sempre rimasti umani e ne hanno anche pagato lo scotto.

Pasternak è uno di questi. Con il suo capolavoro, Il Dottor Zivago, sfidò la censura.

Nel 1955, Sergio D'Angelo, all'epoca direttore della casa editrice Rinascita, venne inviato a Radio Mosca per conto del Partito Comunista Italiano e si propose come talent scout per la casa editrice.
 Nel '56 D'Angelo disse a Giangiacomo Feltrinelli che in URSS stava per essere pubblicato un capolavoro di un poeta russo, uno sconosciuto di nome  Boris Pasternak.
D'angelo chiese un incontro a  Pasternak e questi lo informò che in realtà il suo romanzo non sarebbe stato pubblicato perché non apprezzato dalla censura sovietica che lo riteneva non in linea con la cultura ufficiale.

D'Angelo allora gli propose di pubblicarlo in Italia, offrendosi di dare il manoscritto, a Berlino, direttamente a Giangiacomo Feltrinelli, che sarebbe venuto in Germania apposta da Milano. 
Pasternak voleva intensamente che il suo romanzo venisse pubblicato e quindi accettò, ma consegnandogli il manoscritto disse anche a D'Angelo: "Voi siete fin d'ora invitato alla mia fucilazione".

Il capo del KGB andò su tutte le furie quando seppe che il romanzo era stato dato alle stampe. La sezione cultura del comitato centrale del PCUS definì il romanzo di Pasternak "una perfida calunnia contro la nostra rivoluzione (... ) un'opera non solo idealmente insana, ma anche antisovietica che non può essere data alle stampe."

Dopo diverse peripezie, alcuni esponenti della cultura ufficiale riuscirono a proteggere Pasternak e anche a convincere la casa editrice Goslitizdat di proporre a Pasternak un contratto per la pubblicazione del romanzo nell'Unione Sovietica, ma a patto di alcuni tagli e diversi aggiustamenti.
Pasternak non obiettò per non attirare su di sé ulteriori strali da parte della censura sovietica e firmò un telegramma (preparato dalla casa editrice Goslitizdat) in cui lo scrittore invitava la casa editrice italiana a restituire il manoscritto. Per mesi il telegramma non ricevette risposta alcuna e questo perché Pasternak era riuscito a far giungere a Feltrinelli la carta di un pacchetto di sigarette su cui aveva scritto questo messaggio: "Se riceverete una lettera che non sia in francese, non dovrete in alcun modo eseguire ciò che vi sarà domandato- le sole lettere valide saranno quelle scritte in francese".
E il telegramma giunto a Milano il 13 febbraio 1957 non era in francese.

Il Dottor Zivago venne pubblicato in prima mondiale in Italia il 23 novembre 1957. Fu un immediato successo planetario, ma in patria venne ripudiato.
Quando Pasternak venne candidato al Nobel, la dittatura sovietica fece di tutto per impedirne l'assegnazione allo scrittore russo, ma inutilmente: nel 1958 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a Boris Pasternak.
Il PCUS fece pressione a Pasternak perché non ritirasse il Premio. Nonostante il successo, anche economico, legato al suo libro, Pasternak non poteva attingere ai proventi delle vendite e le sue finanze si ridussero sempre di più, tanto che visse una vita completamente indigente fino alla morte per infarto, avvenuta il 30 maggio 1960. 

Non provò mai la soddisfazione di vedere il suo romanzo pubblicato in patria, perché l'Unione Sovietica ne permise la pubblicazione solo nel 1988.


© Monica Cillario

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